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Vero o falso?
Le biobanche private offrono soltanto la conservazione autologa”
Una affermazione di questo tipo non soltanto è falsa ma è anche profondamente scorretta: parlare di “conservazione autologa” infatti è improprio. La conservazione può essere pubblica o privata, a seconda che si scelga la strada della donazione o della conservazione presso una banca del cordone ombelicale privata. Ciò che può essere autologo o allogenico è il tipo di trapianto, e quindi l’impiego del campione di staminali cordonali conservate: nel primo caso (trapianto autologo) le cellule staminali vengono infuse nel medesimo soggetto da cui sono state prelevate mentre nel secondo caso le staminali impiantate nel paziente provengono da un soggetto terzo). Le biobanche private offrono entrambe queste possibilità poiché il campione conservato può essere impiegato nel trapianto autologo, e quindi a beneficio del bambino dal cui cordone sono state prelevate le cellule staminali, oppure nel trapianto allogenico a favore di un altro membro della famiglia (trapianto allogenico intra familiare) (vedi Perché conservare). Secondo i dati dell’European Group for Bone and Marrow Transplantation il trapianto allogenico intra familiare è il tipo di trapianto che più spesso viene portato a termine con cellule staminali conservate privatamente.
“Il trapianto autologo di cellule staminali è inutile perché ad essere infuse sono le stesse cellule malate”
Asserire una cosa di questo genere significa limitare l’impiego delle staminali al solo ambito emato oncologico (casi di cancro del sangue) mentre diverse evidenze scientifiche indicano l’appropriatezza del trapianto autologo delle staminali cordonali nel trattamento di patologie di diversa natura, ad esempio. neurologica1, 2 o cardiologica3, 4, 5, 6. Inoltre, sono numerosi gli studi clinici attualmente in corso in cui è valutata l’efficacia terapeutica dell’infusione autologa di staminali cordonali. Inoltre è bene sottolineare che, per evitare i rischi di rigetto (maggiori in caso di trapianto allogenico), solo il trapianto autologo consente di sfruttare le proprietà rigenerative e antinfiammatorie delle staminali cordonali1.Inoltre lo stesso Ministero della Salute,nel decreto ministeriale 18 novembre 2009, ammette, favorisce e prevede la conservazione e l’ uso autologo delle staminali cordonali per quelle famiglie i cui figli sono soggetti al rischio di sviluppare malattie genetiche (vedi La donazione pubblica).
“Le staminali cordonali mantengono la loro vitalità solo se conservate per un massimo di dieci o quindici anni”
E’ scientificamente provata una inalterata vitalità e capacità rigenerativa e proliferativa delle cellule staminali dopo un periodo di conservazione di ventiquattro anni7.“Conservare privatamente il cordone del proprio bambino significa sottrarre una risorsa alle banche pubbliche”
Ai non informati una simile affermazione potrebbe sembrare perfettamente verosimile. E’ però importante sapere che oltre il 90% delle famiglie non ha accesso alle banche pubbliche. La donazione infatti non è disponibile in tutti gli ospedali e in ogni caso è un servizio per lo più non attivo durante i giorni festivi, nel fine settimana e in orario notturno, quando le strutture pubbliche sono chiuse. A ciò si aggiunga che circa il 75% dei campioni di sangue cordonale raccolto vengono scartati dalle banche pubbliche con la motivazione che non rispettano gli standard pubblici per la conservazione. Nel caso di donazione infatti è necessario fissare degli standard qualitativi molto più alti rispetto a quelli richiesta per la conservazione privata, per rintracciare la motivazione basti pensare che la compatibilità tra individui non legati da un grado di parentela è notevolmente più bassa e che quindi per il trattamento di una eventuale patologia si rende necessaria l’infusione di un numero molto più alto di cellule staminali rispetto ad un trapianto di tipo autologo. L’idoneità alla donazione inoltre è messa in pericolo anche da fattori quali tatuaggi, piercing o età avanzata della madre, esposizione a virus o recenti viaggi internazionali. Considerando questi dati non stupisce che da recenti rapporti redatti dalle strutture pubbliche emerga che ad essere effettivamente accettati per la conservazione sono il 25-30% dei campioni donati8.
Per saperne di più clicca qui.Non è vero che fare un bagno caldo serva a stimolare contrazioni. “Un bagno caldo, con temperatura dell’acqua a 37-38°C., fa parte dei metodi naturali per contenere il dolore delle contrazioni uterine” precisa Maria Vicario, “così come i panni caldi su fondoschiena e addome o i massaggi sul pancione: sono tutte pratiche rilassanti, non pratiche utili ad innescare contrazioni”.
Devo mangiare il doppio?
La carne cruda è da evitare in gravidanza.
La caffeina …. è da moderare.
Durante la gravidanza il sudore può essere più acre.
Smagliature? Meglio prevenirle!
Non fare la tintura ai capelli
L’idromassaggio: un relax …. da evitare come sauna e bagno turco.
E per depilarmi? Meglio evitare le creme e ceretta a caldo.
Attenzione a sollevare le braccia o a toccarsi i piedi: puó essere rischioso!
Viaggiare? Meglio di no!
Sicure in auto: meglio farsi accompagnare che senza cintura.
Fumo e alcolici vanno evitati.
In gravidanza meglio non fare esercizio fisico.
Meglio non camminare troppo: si rischia di stimolare il travaglio.
Reggiseno: è meglio indossare il modello più adatto sin dai primi mesi.
I tuoi gioielli possono nuocere al bambino
Fare l’amore ė rischioso per il feto.
Un orgasmo può provocare un aborto.
La forma della pancia influenza il sesso del nascituro.
Le femmine hanno un battito più accelerato rispetto ai maschi.
Bruciori allo stomaco? Sono i capelli che ti solleticano.
Stimolare i capezzoli può indurre il parto. Anche se avviene raramente. Con la stimolazione si forma l’ormone ossitocina che provoca la contrazione dei muscoli dell’utero.
Si dice che la gravidanza renda la donna più bella.
Non è una semplice diceria, ma è un’evidenza: la donna incinta, infatti, presenta una pelle più luminosa, capelli più folti e lucidi, unghie più forti… E’ l’effetto degli ormoni e dello stato “interessante” in cui si trova la futura mamma.l’aumento di peso consigliato non è uguale per tutte le donne.
Non esiste un aumento di peso “giusto” per tutte le future mamme, perché occorre innanzitutto valutare quanto pesava la donna prima di iniziare la gravidanza. In linea di massima, se la donna è normopeso l’aumento complessivo può oscillare tra gli 8 e i 12 chili; chi però agli inizi della gravidanza risulta sottopeso, è giusto che prenda qualche chilo in più, mentre chi parte già con parecchi chili di troppo dovrà fare più attenzione alla bilancia e, se necessario, farsi seguire da un dietologo che indichi una dieta appropriata. Ecco perché sin dalla prima visita il ginecologo fa salire la futura mamma sulla bilancia, in modo da annotare il suo peso di partenza e preventivare, a grandi linee, quale dovrebbe essere il suo aumento a fine gestazione.Durante i nove mesi il fabbisogno calorico raddoppia
Da questa falsa credenza deriva la convinzione che la donna in attesa debba “mangiare per due”. In realtà, per garantire il giusto nutrimento a mamma e bebè, è sufficiente aumentare l’apporto calorico giornaliero di 300-400 calorie, passando dalle circa 2000 calorie, che in media costiuiscono il fabbisogno giornaliero di una donna adulta, a 2300-2400. Né occorre stravolgere le proprie abitudini alimentari, ma basta seguire una dieta varia e bilanciata. Il modello migliore resta sempre la nostra classica dieta mediterranea.l’aumento di peso è determinato in gran parte dal feto e dalla placenta.
Feto e placenta rappresentano solo un terzo del peso totale, visto che alla nascita il bebè pesa in media tre chili e la placenta a fine gravidanza arriva a 300-500 grammi. E la restante parte da che cosa proviene? La somma è presto fatta: oltre al liquido amniotico, che al nono mese è circa mezzo litro, bisogna considerare l’incremento del volume plasmatico, ossia della parte liquida del sangue, che a termine gestazione aumenta di 1,5-2 litri; e poi c’è l’utero che, se fuori gravidanza pesa non più di 30 grammi, nelle ultime settimane arriva a circa un chilogrammo; altri 3-4 chili sono costituiti dal tessuto adiposo, che sin dai primi tempi il metabolismo materno si attiva a produrre per garantirsi una scorta ottimale di lipidi. In più, si aggiunge il volume del tessuto ghiandolare mammario, che in gravidanza raddoppia per preparare il seno alla produzione di latte, con un aumento variabile. Completa il quadro una maggiore ritenzione di liquidi che, entro certi limiti, è considerata fisiologica soprattutto a fine gravidanza. La somma non è molto differente se si aspettano gemelli. L’unico fattore che cambia è il peso del feto in più che, sommato alla placenta, potrebbe comportare tutt’al più un extra di tre chili, considerato che i gemelli pesano un po’ meno rispetto a un feto singolo.per non farsi mancare i nutrienti necessari, meglio assumere integratori
Se la mamma si alimenta in modo bilanciato, non ha bisogno di alcun tipo di integratore, a parte l’acido folico, che viene prescritto alla donna già alcuni mesi prima del concepimento per prevenire difetti del tubo neurale del bambino, come la spina bifida. Diverso il caso in cui ci siano delle carenze già in partenza: se ad esempio la futura mamma è allergica al latte e ai suoi derivati, il ginecologo consiglierà integratori di calcio; se dagli esami del sangue risulta anemica, sarà opportuno che assuma integratori di ferro. Ma si tratta di casi individuali.anche se la mamma aumenta poco di peso, il bambino cresce normalmente
Ci sono donne che si alimentano normalmente e in modo equilibrato e, grazie a un metabolismo per così dire “fortunato”, a fine gravidanza aumentano non più di 6-7 chili. In tal caso la crescita del bebè e il suo peso alla nascita saranno assolutamente normali perché le sue esigenze nutrizionali sono state tutte soddisfatte. Assai diverso il caso di donne che si sottoalimentano, come coloro che soffrono di anoressia o coloro che vivono nei paesi del terzo mondo, che possono andare incontro a carenze nutrizionali anche serie che provocano una scarsa crescita del bebè.Riferimenti bibliografici
1 Sun J, Allison J, McLaughlin C, Sledge L, Waters-Pick B, Wease S, Kurtzberg J: Differences in quality between privately and publicly banked umbilical cord blood units: a pilot study of autologous cord blood infusion in children with acquired neurologic disorders. Transfusion 50:1980-1987
2 Aly H, Mohsen L, Badrawi N, Gabr H, Ali Z, Akmal D: Viability and neural differentiation of mesenchymal stem cells derived from the umbilical cord following perinatal asphyxia. J Perinatol
3 Schlechta B, Wiedemann D, Kittinger C, Jandrositz A, Bonaros NE, Huber JC, Preisegger KH, Kocher AA: Ex-vivo expanded umbilical cord blood stem cells retain capacity for myocardial regeneration. Circ J 74:188-194
4 Hu CH, Li ZM, Du ZM, Zhang AX, Rana JS, Liu DH, Yang DY, Wu GF: Expanded Human Cord Blood-derived Endothelial Progenitor Cells Salvage Infarcted Myocardium in Rat with Acute Myocardial Infarction. Clin Exp Pharmacol Physiol, 2009
5 Gopinath S, Vanamala SK, Gondi CS, Rao JS: Human umbilical cord blood derived stem cells repair doxorubicin-induced pathological cardiac hypertrophy in mice. Biochem Biophys Res Commun 395:367-372
6 Latifpour M, Nematollahi-Mahani SN, Deilamy M, Azimzadeh BS, Eftekhar-Vaghefi SH, Nabipour F, Najafipour H, Nakhaee N, Yaghoubi M, Eftekhar-Vaghefi R, Salehinejad P, Azizi H: Improvement in cardiac function following transplantation of human umbilical cord matrix-derived mesenchymal cells. Cardiology 120:9-18
7 Broxmeyer HE: Cord blood hematopoietic stem cell transplantation In StemBook Community TSCR, Ed., May 26, 2010
8 Fonte CNS, report 2010